SALERNO

E’ possibile ammirare fino al 31 luglio in via Botteghelle 55 a Salerno, la mostra collettiva curata da Simona Brunetti dedicata alle avanguardie artistiche post moderne.

Lo scorso 23 maggio la galleria Tiziana Di Caro ha inaugurato la mostra collettiva “Wondering where the ducks went”, una mostra collettiva a cura di Simona Brunetti con opere di Zoulikha Bouabdellah, Katja Loher, Damir Očko, Luisa Rabbia, Pierfrancesco Solimene e Rosario Vicidomini, che potrà essere visitata fino al 31 luglio dal lunedì al venerdì dalle ore 19:00 alle ore 22:00. I temi affrontati sono versatili ed molteplici: Katjia Loher attraverso un video dal valore simbolico e mondiale affronta interrogativi che riguardano il destino ambientale del pianeta. Grazie alla suggestiva immagine composita, poi, fatta di ricami dorati intessuti su velluto nero, Zoulikha Bouabdllah intende comunicare la possibilità per tutti di scavalcare il silenzio che incombe su alcuni temi sociali, celati dall’indifferenza di un’umanità spesso inerme. Temi che appartengono al dibattito sociale mondiale saranno elaborati ed espressi attraverso mezzi creativi ibridi e differenziati, che spaziano dal disegno alla video-art, dalla fotografia alla scultura, il tutto con l’intento di spronare alla riflessione, di convergere verso una visione responsabile dell’arte rispetto ad un presente che si trova ad affrontare le sfide della globalizzazione. Ancora Pierfrancesco Solimene, attraverso le sue sculture paleserà i rapporti tra tradizione culturale e visione idealistica dell’arte. Rosaria Vicidomini, in pieno stile modernista rivisita l’architettura contemporanea proponendo piccole costruzioni di cucce per cani. Luisa Rabbia, vuole, attraverso il mistero comunicato da un corpo nascosto da enigmatiche trame, modificare le modalità di percezione del quotidiano. Il riferimento letterario della mostra  al “Giovane Holden” di Salinger è rinvenibile nella volontà degli artisti di produrre enigmatici e suggestivi interrogativi sulla contemporaneità, specie sulle nuove generazioni che vivono transiti e cambiamenti nella società della deterritorializzazione e del fluidificarsi dei confini tradizionali, geopolitici ma anche culturali. La mostra si conclude con Damir Ocko che presenta un viaggio nello University Hospital croato abbandonato dagli uomini negli anni ’80. “Come il protagonista del romanzo di Salinger, simbolo dell’inquietudine della giovinezza, l’interrogarsi degli artisti non ha l’obiettivo di fornire delle risposte, bensì quello di farsi portavoce di un’arte consapevole in cui le domande, costituiscano altrettante occasioni di decodifica del presente, di crescita individuale e collettiva”, questo l’obiettivo di Simona Brunetti, curatrice della mostra.

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