L’Italia in vacca

“L’Italia in vacca”: a titolare così un libro che ha come sottotitolo “la crisi del Belpaese vista da un giovane arrabbiato” è Riccardo Caselli, 25enne psicologo sociale, al suo primo lavoro: un lavoro che è un saggio tra il serio e il faceto, a tratti irriverente, spesso divertente, che illustra sogni (a volte infranti), speranze, aspettative ma anche disillusioni dei giovani d’oggi, alle prese con la perdita dei valori culturali che determinano una crisi a 36litaliainvacca.jpg0 gradi. Il libro affronta diversi temi, per lo più legati a cultura e società, con un occhio di  riguardo ai giovani, all’innovazione e al cambiamento che la globalizzazione e le nuove tecnologie stanno portando, ma anche di televisione, di cellulari e di numerose altre tematiche legate alla crisi in senso ampio. "Se il problema fosse solo la crisi finanziaria, o l’inesistente crescita economica, poco male. Lo sapevamo già. La vera cattiva notizia è che non sappiamo come uscirne…mancano infatti le risorse culturali e la mentalità da cui far scaturire le azioni". Esordisce così Riccardo Caselli, nel suo saggio, edito da Aliberti, con prefazione di Pier Luigi Celli. Caselli nel suo libro d’esordio analizza la crisi "dei comportamenti", rinvenendo proprio nei costumi, nella diffusione delle idee e quindi nel substrato culturale, l’origine anche di quella economica. Singolare l’organizzazione del saggio in decine di brevi capitoli quali “L’innovazione e la coda del pavone”, “La mia azienda non fa surf”, “L’era della trash tv”, “Dorian Gray fa palestra”, “Dalla padella alla brace: il cinema in Italia”. Speranza e disincanto si mescolano in questo saggio dedicato al Belpaese semprre più alle prese con la crisi: sono i sentimenti di un venticinquenne che non vuole rassegnarsi alla deriva etica di un’Italia troppo governata dal cattivo gusto dei media. Infatti si legge sulla quarta di copertina: “occorre recuperare una moralità da non confondere con il moralismo, perché la capacità di giudizio morale si sta rapidamente configurando come il preludio all’abdicazione della capacità di giudizio in generale, la quale è altresì definita come intelligenza”.

A cura di Annavelia Salerno

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